La Farnesina e il taglio degli interpreti italiani

La Farnesina e il taglio degli interpreti italiani

pubblicato in Dalla Rete, Sull'Interpretariato

da il 14 giugno 2012

E di pochi giorni fa un articolo pubblicato su La Voce d’Italia relativamente ai tagli imposti dalla Farnesina per esigenze di bilancio con l’obiettivo dichiarato di ridurre “il numero delle riunioni del Consiglio d’Europa in cui delegati ministeriali potranno avvalersi di un interprete.”

Questo implica che i delegati dovranno necessariamente esprimersi in inglese.

Il tutto, però, dovrebbe avere carattere di temporaneità perché, sembra, la situazione dovrebbe essere ripristinata già dal prossimo anno.

Aspre, comunque, le critiche: la Federazione Esperantista Italiana e l’associazione “Nitobe – per la democrazia e la giustizia linguistica sottolineano come “la decisione del governo italiano di rinunciare agli interpreti verso l’italiano per una parte consistente delle riunioni del Consiglio dell’Unione europea, organo che riunisce i ministri degli stati membri genera un risparmio molto modesto, ma ha un costo molto più alto in termini di perdita di accessibilità al dibattito europeo e di efficacia dell’azione politica italiana. Altri paesi in crisi come la Spagna e la Francia non hanno tagliato sull’interpretazione”.

Inoltre, aggiungono, “il Ministro degli Esteri Terzi reca con questa politica un grave danno allo stato della lingua italiana, che sta subendo una progressiva ghettizzazione nell’UE ma anche all’interno di Italia e Svizzera”.

Un taglio, quello delle risorse destinate alla traduzione e all’interpretariato, che non risparmia neppure la Germania dove il Parlamento tedesco sta registrando non pochi problemi derivanti da traduzioni carenti o assenti di importanti documenti UE.

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