Intervista a Bruno Ciola

Intervista a Bruno Ciola

pubblicato in News

da il 3 marzo 2011

Prosegue l’appuntamento di Verto Group con alcuni degli esponenti di spicco del mondo delle traduzioni e della localizzazione.

Parliamo oggi con Bruno Ciola. Laureato in traduzione nel 1996, titolare della Linguatech, oggi si occupa principalmente di consulenza e formazione per le tecnologie utilizzate nell’industria della traduzione (CAT tools, strumenti di localizzazione, strumenti per il controllo qualità, ecc.).

Iniziamo ringraziando Bruno per la disponibilità dimostrata nell’intervenire nel nostro spazio virtuale ed entriamo subito nel vivo di questo nostro approfondimento.

D: Dando per assodato l’ormai imprescindibile uso degli strumenti CAT nel settore delle traduzioni tecniche, vorremmo sapere quale può essere secondo te “l’indice di penetrazione sul mercato dei traduttori” degli strumenti di traduzione assistita: chi li usa (traduttori alle prime armi, traduttori con anni di esperienza alle spalle), quanto vengono usati, quali fattori intervengono nell’acquisto e nell’uso degli stessi?

R: Una volta il traduttore usava la macchina da scrivere, poi è subentrato il computer e oggi sono sempre di più gli incarichi dove è richiesto l’uso di uno dei CAT tools. Non è dunque questione di traduttori novelli o esperti, spesso è semplicemente una condizione di lavoro, come lo potrebbe essere il fatto di dover lavorare presso il cliente. Non ci sono cifre precise sul numero di traduttori che usano questi strumenti, ma se uno dei maggiori produttori di software parla ad esempio di oltre 170.000 utenti, anche se a livello globale, sono numeri importanti. E non sarà un caso che i CAT tools figurano già nei curricula dei corsi universitari per traduttori. La scelta, infine, tra i vari prodotti viene dettata da diversi fattori, tra cui eventuali preferenze da parte del cliente (che a sua volta è eventualmente condizionato dalle scelte del suo cliente), compatibilità con formati di file, prezzi e modelli di licenza.

D: In occasione del seminario COM&TEC su “La comunicazione multilingue” del 5 Marzo 2010 sei intervenuto parlando di “CAT TOOL di seconda generazione”. Puoi fornircene un breve quadro e soprattutto gli elementi di continuità e di rottura rispetto ai precedenti?

R: Sono diversi gli aspetti interessanti; assistiamo ad esempio ad un maggiore interfacciamento dei CAT tools con altri sistemi, ad esempio content management system (per portali web ecc.), oppure sistemi di redazione (strumenti utilizzati da chi scrive i testi), oppure ancora gestionali o strumenti dedicati alla business intelligence (calcolo del ROI di memorie di traduzione o degli strumenti utilizzati). Il motivo principale sarà quello di riuscire ad ottimizzare l’utilizzo di strumenti e risorse e di poter automatizzare molte procedure (ad es. conteggi, preparazione del lavoro, stesura di report e analisi). Altro aspetto importante è l’affermazione di nuove soluzioni che si stanno spostando verso il “cloud computing”, questo per non dover più installare il software ma utilizzarlo direttamente “online”, ma anche per poter condividere le risorse tra i vari utenti, ovvero i traduttori, revisori e project manager ecc. e quindi poter fare collaborare le persone in modo virtuale.  E infine l’integrazione della traduzione automatica nei CAT tools.

D: Qual è la reale percezione dei clienti rispetto all’uso dei CAT tools?

R: Dipende molto dal tipo di clientela e dalla sua esperienza nel settore, forse a volte i CAT tools promettono troppi vantaggi che vanno sempre visti e valutati con un certo senso critico, non basta spingere un pulsante per avere una traduzione. Indubbiamente molti si aspettano sconti visto che i CAT tools aiutano ad ottimizzare l’uso delle risorse.

D: Come intervenire per sensibilizzare il cliente alla realizzazione di documentazione tecnica improntata alla traduzione tramite supporti CAT?

R: E’ importante il dialogo con il cliente per fargli comprendere ad es. che la manualistica non si fa né con Word né con i PDF, che un testo di partenza “ottimizzato” (ad es. utilizzando cd. authoring memories) permette di ridurre i costi di traduzione. Non vogliamo certo “educare” il cliente come spesso alcuni sostengono, desideriamo invece fargli capire  che in questo modo è possibile migliorare il suo ed il nostro lavoro, naturalmente sempre nell’ottica di una situazione win-win.

D: Come rispondi all’intervento di Renato Beninatto del Gennaio 2010 presso l’Università LUSPIO (Libera Università degli Studi per l’Innovazione e le Organizzazioni) di Roma, il quale delinea scenari alquanto inquietanti? Secondo Beninatto, infatti, “prima del 2015, i CAT tools saranno gratis o irrilevanti.
Il lavoro individuale sarà limitato ai piccoli progetti. I grandi progetti di traduzione saranno di natura collaborativa; cioè, diversi traduttori lavoreranno negli stessi file in tempo reale. La produttività dei traduttori sarà misurata in decine di migliaia di parole al giorno.
I traduttori guadagneranno lo stesso o più di quello che guadagnano adesso, ma il prezzo per parola scenderà drasticamente. “[http://www.slideshare.net/renatob/nuove-figure-professionali-e-prospettive-per-nuove-opportunit-di-lavoro]”

R: Non so, dipende cosa intendiamo per CAT tools e in che modo si evolveranno, già qualche anno fa è stato coniato un nuovo termine, TenT, per translation environment tool, per rispondere alla nuova realtà del lavoro del traduttore, ma è sempre e solo un’etichetta per definire uno strumento di lavoro con determinate caratteristiche. E’ vero che da un lato assistiamo ad un “apertura” dei software commerciali verso formati aperti e standardizzati, ma finora i risultati non erano proprio soddisfacenti, quindi chi utilizza questi sistemi è comunque legato ad un prodotto in qualche maniera. Anche i pochi CAT tools open source vengono utilizzati solamente da una nicchia di mercato, e non possiamo dire che sta crescendo. Cambia il lavoro del traduttore, certo, anche di chi gestisce il lavoro, per esempio nella manutenzione delle risorse (memorie, glossari). Speriamo tuttavia che le competenze linguistiche non vengono mai messe in secondo piano rispetto a quelle più tecniche o operative, anche se oggi a volte questo già succede.

D: Sempre nell’ambito della stessa conferenza, poi, si è sottolineato l’emergere di nuove figure professionali tra cui quella del “Posteditor di traduzione automatica”. Assisteremo ad un progressivo impoverimento dello status del traduttore?

R: Così come l’avvento dei computer non ha rimpiazzato le persone, la traduzione automatica non sostituirà i traduttori, semmai cambierà il loro modo di lavorare e l’approccio da parte dei clienti che dovranno decidere che tipo di traduzione vogliono acquistare, per quale scopo (ad es. pubblicazione o solo uso interno) ed a quali condizioni (quantità, tempistiche, qualità ecc.). E poi sicuramente saranno richieste nuove figure professionali (terminologi per machine translation, gestori di memorie ecc.), quindi in teoria si aprono nuovi sbocchi per chi lavora nell’industria della traduzione e forse anche una maggiore specializzazione delle persone. Chi l’avrebbe mai detto che nel 2011 avremmo ancora usato l’aspirapolvere anziché un robot …

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