L’interprete non capisce: rinviata la testimonianza del ministro di Blair.

L’interprete non capisce: rinviata la testimonianza del ministro di Blair.

Ci risiamo. Altra pessima figura italiana che la dice lunga sulla professionalità e su come il ruolo dell’interprete sia assolutamente sottostimato.

I fatti in due parole: Tribunale di Busto Arsizio, processo Finmeccanica, l’interprete non capisce l’inglese: «Traduco a senso», pare abbia detto. Tra l’imbarazzo e le risatine degli astanti. E il ministro delle Difesa del governo Blair tra il 1999 e il 2005, teste di prestigio, per il quale era appunto necessario l’inteprete, cruciale per il verbale stenografico dell’udienza, avrebbe reagito così: «Mi scuso di non essere io in grado di parlare italiano». (approfondisci qui)

Il punto è un altro: ci si sorprende di cosa, ormai? Del resto, in Italia è sufficiente aver studiato un po’ di lingue straniere, magari alle superiori, per essere considerati in grado di tradurre e/o interpretare, no? Il mondo delle traduzioni, nel Bel Paese, non riesce proprio a imporsi quale settore specializzato e dalle implicazioni molto delicate (pensate alle traduzioni dei bugiardini o ai bilanci societari) e per il quale sono necessari professionisti madrelingua, settorialmente specializzati, costantemente in formazione e aggiornamento e, non da trascurare, adeguatamente ricompensati.

Siamo convinti che ne vedremo e ne sentiremo ancora delle belle (o delle brutte) a tal proposito.

 

 

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